TRENTO FILM FESTIVAL

Eloise Barbieri, alpinista e viaggiatrice solitaria, ha trascorso un mese in una famiglia di Nenet, nomadi siberiani, e ne ha tratto un documentario ora presentato al "TrentoFilmFestival" per la sezione "orizzonti": «mi era venuta l'idea di andare a fare qualcosa a Nord ma non un'impresa sportiva - spiega la Barbieri che, degna nipote di Abele Blanc, ha già affrontato in solitaria in solitaria un "ottomila", con un successo alla Shisha Pangma e un tentativo al Cho Oyo - pensavo piuttosto ad un'esperienza conoscitiva a contatto con la gente. In rete ho scoperto che esistono ancora molte popolazioni nomadi, sopravvissute bene o male alla fine dell'Unione sovietica. Ora per loro il pericolo è costituito dal gas, dal momento che dalla penisola Jamal, dove vivono gli ultimi Nenet, deriva il 90 per cento del gas distribuito da "Gazprom", che in tal senso isola enormi territori che prima erano destinati al pascolo».

Dopo un mese a meno trenta sotto zero, alternando fotografia e riprese, la Barbieri si è affidata per il montaggio di "Nenet, i nomadi della tundra" a Stefano Ceccon, specializzato in riprese d'alta quota e documentari per Mediaset e Rai, e per la colonna sonora al compositore Carlo Benvenuto.

In "SS26", invece, l'altro regista valdostano Valerio Folco, che concorre nella sezione "Alp&ism", sceglie di attraversare per immagini la Valle d'Aosta e le sue pareti: «il soggetto del mio film - evidenzia il regista - è Alberto Gnerro, un atleta che ha scritto parte della storia dell'arrampicata italiana, tra i più forti scalatori. Da Biella, è venuto a chiodare pareti nuove negli ultimi quindici anni ha tracciato vie al massimo della difficoltà, dal "cubo" di Arnad vicino al Forte di Bard, fino al "tetto" di Sarre, da Gressoney a La Saxe di Courmayeur, percorrendo la statale 26 attraverso la Valle d'Aosta». La telecamera di Folco, completata dall'accurata fotografia del courmayeurin Marco Spataro, segue lo scalatore e le nuove strade.